Sintesi del settimo incontro del seminario di Storia della Filosofia e Terminologia Filosofica Tedesca (17 maggio 2017)

Poste nell’introduzione le premesse sul concetto della storia della filosofia, Hegel passa ad individuare il momento iniziale di tale sviluppo. Anzitutto egli fa un paragone molto interessante tra la cultura orientale e quella occidentale e rinviene nella Grecia classica tale inizio. Vediamo come il filosofo argomenti tale sua concezione, quale sia dunque la sua Begründung.

Le filosofie-religioni orientali sono caratterizzate dall’avere una visione della realtà come un tutto unico, un’unità di natura e uomo. Rispetto a tale visione l’uomo, per raggiungere armonia, serenità, felicità, deve quasi scomparire, deve cercare di evitare di farsi travolgere dagli eventi che contraddistinguono la totalità, di mantenere una sua armonia interiore, di non lasciarsi prendere da desideri, passioni e tutto ciò che contraddistingue la vita, che è della totalità e non nostra. In tale atteggiamento quasi di fuga dal mondo, che per Hegel rappresenta il concetto fondamentale del pensiero orientale, manca del tutto la comprensione della potenza dello spirito, della forza interiore creatrice dell’essere umano, della sua libertà soggettiva rispetto all’oggetto-mondo, in cui esso vive.

(Lettura di vari passi dalle due edizioni, Suhrkamp – trad. Codignola-Sanna – e Meiner – trad. Bordoli)

Il mondo greco invece si contraddistingue proprio per la scoperta della soggettività dell’uomo, della sua spiritualità. È nella Grecia classica intorno al VI secolo a.C. che insomma per Hegel compare la vera e propria autocoscienza umana, non solo quindi la coscienza della totalità esterna, dell’involucro in cui viviamo, ma del nostro interno, di quel che siamo in noi stessi, nel nostro intimo, dunque del pensiero e della specificità di tale pensiero come autocoscienza rispetto all’essere esterno, oggettivo, privo di autocoscienza (oggi potremmo parlare della ‘dignità dell’uomo’, Menschenwürde).

(Collegamento al concetti di autocoscienza finita ed infinita, loro lotta nella conclusione delle lezioni, ed. Suhrkamp).

Problematica dell’Inizio della filosofia

Esso si ha con Talete. Dopo aver presentato una partizione del pensiero greco (p. 183 ed. Suhrkamp, tr. Codignola-Sanna) e aver fatto un’interessante distinzione tra i filosofi greci dell’Asia Minore, più vicini all’oggettivismo orientale, e quelli della Magna Grecia, più soggettivisti e quindi più vicini al concetto della filosofia come tale – p. 188-189 dello stesso testo (da qui traspare quasi l’idea che il vero e proprio inizio della filosofia sia da porre nell’Italia meridionale, visione questa da approfondire), Hegel passa a parlare della filosofia degli Ioni, ossia dei Greci dell’Asia Minore, iniziando appunto da Talete.

Il punto fondamentale che Hegel mette a risalto in Talete è il fatto che egli abbia ricercato un fondamento di tutto, un principio comune a tutte le cose, trovandolo nell’acqua intesa come umidità. L’acqua è qualcosa di sensibile ma anche di non sensibile come si esprime Hegel (…ein unsinnliches Sinnliches),  di sensibile perché la cogliamo con i sensi, ma di non sensibile perché la concepiamo come essente dovunque, anche senza presenza di percezione attuale, come un qualcosa di universale e non solo di individuale qui e ora.

(Lettura di qualche passo, poi quello finale a p. 205 Codignola-Sanna).

Talete viene accomunato da Hegel ai pensatori Ioni, ossia a coloro che in buona parte hanno posto come principio primo qualcosa di oggettivo, esterno, materiale, sensibile (lettura del passo corrispondente). (Questione filosofica: Anassimandro concepisce un principio materiale? Lettura del frammento 12 B 1 sull’apeiron).

“έξ ών δέ ή γένεσίς έστι τοίς οΰσι, καί τήν φδοράν είς ταύτα γίνεσθαι κατά τo χρεών • διδόναι γάρ αύτά δίκην καί τίσiν άλλήλοις τής άδικίας κατά τήν τού χρόνου τάξιν.”

“Ciò da cui proviene la generazione delle cose che sono, peraltro, è ciò verso cui si sviluppa anche la rovina, secondo necessità: le cose che sono, infatti, pagano l’una all’altra la pena e l’e­spiazione dell’ingiustizia, secondo l’ordine del tempo.”

(Anassimandro [in Simplicio], fr. 12 B 1)

Fonte internet:

http://www.vitellaro.it/silvio/storia%20e%20filosofia/Presocratici/FRAMMENTI%20DI%20ANASSIMANDRO.doc 

(Contiene altre possibili tradizioni nonché diverse interpretazioni del frammento)

(Il sito www.vitellaro.it contiene una serie di testi di filosofia e di approfondimenti utilissimi per ‘insegnamento scolastico di tale materia).

Il gruppo dei primi filosofi italici invece è contraddistinto dall’individuare l’archè in qualcosa d’intellettuale, interiore, soggettivo. Il principale pensatore è Parmenide, per il quale Essere e Pensiero coincidono (I suoi frammenti saranno letti nell’ottavo incontro).

Dunque, nei pensatori italici si ha per Hegel il vero e proprio svelamento all’essere umano della soggettività come fonte della verità.

(Dr. Marco de Angelis)

 

 

 

Sintesi del sesto incontro del seminario di Storia della Filosofia e Terminologia Filosofica Tedesca (29 marzo 2017)

La filosofia è il pensiero che comprende l’assoluto. Esso è il pensiero stesso come presente nell’uomo e contemporaneamente essenza della realtà, ragione oggettiva che agisce nel mondo, logica oggettiva prima che soggettiva, categorie metafisiche prima che logiche.

L’acquisizione di tale conoscenza tramite scienza speculativa, la logica-metafisica, segna la fine della lotta tra l’autocoscienza finita, l’uomo, e quella infinita, Dio. La filosofia di Hegel, che contiene tale conoscenza, segna pertanto il raggiungimento del fine ma non della fine, della storia della filosofia, il compimento dell’illuminismo, il superamento definitivo sia della religione, in cui prevale l’autocoscienza infinita, sia dell’ateismo, in cui prevale invece l’autocoscienza finita. È la nuova religione razionale, unità di filosofia e religione, che Kant aveva concepito nel 1793 ed il giovane Hegel aveva recepito negli scritti giovanili.

Tutto ciò è contenuto nel capitolo finale delle lezioni sulla storia della filosofia.

L’introduzione a tali lezioni è anche fondamentale poiché chiarisce il modo in cui vada intesa e quindi esposta tale disciplina. Giacché essa consiste nel progressivo, lento svelamento al pensiero umano finito del suo valore di essere pensiero assoluto infinito, il suo percorso è svolgimento, sviluppo. Tale svolgimento è contraddistinto dal ritmo dell’Aufhebung, dal superare conservando, cosicché nell’ultima filosofia sono contenute tutte le precedenti. La storia della filosofia non è allora una galleria, in cui i vari pensatori si trovino casualmente l’uno accanto all’altro, quanto piuttosto una catena, in cui ogni pensatore è un anello agganciato al precedente, che egli presuppone.

La fondazione di ciò, la sua spiegazione non è ovviamente legata alla persona Hegel, ma oggettiva, indipendente dal filosofo: è il rapporto logico che lega le categorie del pensiero. Tale rapporto è dimostrato nelle Scienza della Logica. Questa opera contiene l’esposizione che le categorie stesse si danno, in quanto dall’una deriva l’altra secondo il principio della negazione prima e della negazione seconda: così di categoria in categoria si sviluppa secondo una propria logica immanente il tessuto categoriale del pensiero.

La Scienza della Logica, dunque la successione delle categorie, è la struttura portante della Storia della Filosofia. I filosofi non sono altro, infatti, che gli scopritori (i rivelatori, gli svelatori, i disvelatori) delle varie categorie, il cui processo di svelamento costituisce l’autocoscienza dell’essere umano.

Noi oggi presupponiamo tale lavoro compiuto prima di noi e lo studio della storia della filosofia altro non è che il ripercorrere tale cammino già percorso da chi ci ha preceduti per pervenire allo stadio attuale di autoconsapevolezza. Dunque, a noi sembra che nello studio della storia della filosofia abbiamo a che fare con qualcosa di esterno, di oggettivo, i personaggi storici che indichiamo come filosofi, in realtà però studiando il loro pensiero ci appropriamo del sapere dello spirito, quindi anche nostro, in quello stadio di sviluppo e corrispondente a quella determinata categoria logica.

In tal modo conoscenza dell’assoluto (logica-metafisica) e conoscenza dell’autocoscienza dell’assoluto (storia della filosofia) fondamentalmente coincidono. Quest’assunto hegeliano è importantissimo, poiché conferisce alla storia della filosofia e alla filosofia stessa un valore oggettivo e la dignità di scienza. Essa è, infatti, la vera scienza, quella che riguarda la conoscenza della verità suprema, dell’assoluto, e che viene presupposta da tutte le altre scienze, sia naturali, sia spirituali, come anche dall’etica.

Ciò deve essere oggetto di ricerca e verifica approfondite, perché non è chiaro se Hegel sia stato o non in grado di esporre in modo compiuto tale parallelismo e se tale parallelismo esista veramente proprio nello stesso ordine presentato dal filosofo. È una ricerca insomma da fare, ma resta la grande intuizione di Hegel, l’unico ad aver dato un fondamento scientifico alla storia della filosofia, sottraendola all’arbitrio individuale.

Tale concezione della storia della filosofia si trova nell’introduzione alle lezioni, al cui studio abbiamo dedicato il sesto incontro del nostro seminario.

(prof. Marco de Angelis)